
Riprendiamo il titolo da numerosi articoli on line: “Tokyo 2020+1 Olimpiadi giapponesi rinviate di un anno”. E’ ufficiale. La situazione sanitaria mondiale non ha lasciato scampo all’evento a cinque cerchi, quello che nell’immaginario di tutti gli atleti rappresenta la massima aspirazione. Lo sport olimpico non ha avuto esitazioni nel dare priorità alla salute pubblica per tutelare tutte le persone che sarebbero orbitate intorno ai Giochi. Non senza problemi.
Infatti i Giochi di Tokyo sono stati sin dall’inizio oggetto di diatribe e protagonisti di alcuni episodi curiosi. Nel 2013 inizia l’avventura dell’isola nipponica che ha strappato l’assegnazione a due agguerrite città come Istanbul e Madrid. Le votazioni sono state caratterizzate da momenti concitati: dopo il primo turno nessuna delle tre capitali raggiunge il 50% dei voti necessari per l’assegnazione diretta. Tokyo raggiunge 42 punti mentre Madrid e Istanbul addirittura si devono sfidare allo spareggio per il secondo posto (26 pari). La spunta Istanbul su Madrid per soli quattro voti. Al ballottaggio finale, come in una vera e propria sfida in pista, il Giappone allunga in maniera decisa sulla Turchia: 60 a 36.
Prima grana da risolvere è stata la decisione del CIO di estromettere la lotta dal programma. Molti Paesi si sono opposti con forza in virtù della storia di questa disciplina, presente fin dall’antichità e regina, insieme all’atletica, della prima edizione moderna del 1896. Alla fine viene mantenuta. La logica del CIO che modifica la prospettiva organizzativa da “sport” a “evento mediatico” non piace a tanti Comitati Olimpici.
A soli due anni dall’assegnazione una seconda fastidiosa grana mina il sereno percorso di preparazione dei Giochi. Infatti nel 2015 viene presentato il logo ufficiale alla presenza di tutte le autorità ma poco tempo dopo arriva una denuncia di plagio dal Belgio: pare che il grafico nipponico si sia ispirato davvero troppo all’emblema del Teatro di Liegi. A tempo di record il logo viene ritirato e viene indetto un nuovo concorso. Ad aprile del 2016 viene presentato il simbolo definitivo: il designer Ako Tokolo mostra con orgoglio l’emblema dell’armonia tra i popoli, una serie di geometrie rettangolari che formano una scacchiera con tre tonalità di blu, il colore per eccellenza dell’estate.
Nel 2019 il Comitato Organizzatore insieme all’Agenzia mondiale Anti-doping si trova a decidere le sorti della Russia che, recidiva sui controlli non a norma, viene estromessa per altri quattro anni. Ma agli atleti russi fuori dalla questione di Stato in base a precisa certificazione, viene concesso di gareggiare sotto la sigla ANA, atleti neutrali autorizzati.
L’attualità la conosciamo nostro malgrado. Lo spostamento di un anno, entro l’estate 2021, pone problematiche contrattuali che devono essere riadattate, non è semplice. Tokyo paga anche lo scotto dell’anno bisesto (anno funesto) e sarà lo scenario della prima Olimpiade della storia che si svolgerà in un anno dispari, 2020 + 1. Sì proprio 2020 + 1 perché il nome ufficiale rimarrà TOKYO 2020.